Francesca Alhaique is an archaeozoologist and her work is to study animal remains from archaeological sites; her research spans over different chronological periods (from the Middle Palaeolithic to the Renaissance and beyond) and geographic regions (Italy, North Africa, Near East). After a first degree in Natural Sciences at the Sapienza University of Rome, she obtained a PhD in Archaeology (Prehistory) from the same University and a MA in Anthropology (Archaeology) from Washington University in St. Louis (USA). She is currently Lecturer at the Tuscia University (Viterbo, Italy) and Research Associate at Washington University in St. Louis (USA).
1. How did your collaboration with the Archaeological Mission at Abu Tbeirah begin and when did it start?
In 2012 Franco D’Agostino and Licia Romano, who were looking for someone to analyze the faunal remains from Abu Tbeirah, heard about my work from some colleagues and decided to contact me. At first I agreed to study the bones only if they exported the samples to Rome, but in 2013 I eventually decided to travel to Iraq where I analyzed the materials from the first three field seasons.
2. Did they find a lot of archaeofaunal remains during the five field seasons at Abu Tbeirah?
The faunal sample collected so far is relatively large and comes from both residential contexts (mostly food debris) and human burials (grave goods and residues of funerary banquets).
3. What can you tell us about the faunal assemblage from Abu Tbeirah?
The faunal assemblage from Abu Tbeirah indicates that pig and ovicaprines (mainly sheep) were the species that were most frequently used as food; the latter taxon was exploited also for milk and wool. Cattle is very rare and was probably not commonly eaten, but rather employed for ploughing or for pulling carts. Equids, both donkey and hemione (domestic horse will not appear in the region until the second millennium), are very rare, but the presence of a donkey burial suggests that this species probably did not have just a mere utilitarian relevance for the inhabitants of Sumer. Dog remains are uncommon, as well as the traces produced by their teeth gnawing on the bones, but in this case too there are at least two burials, one of them possibly associated to a disturbed human inhumation. Wild mammals (wild boar, gazelle, and fox) occur only sporadically indicating that hunting did not play a significant role as a food procurement strategy. The few bird bones collected so far belong to a single individual of diurnal raptor and just one tortoise bone was identified. In contrast, aquatic resources, both marine and fresh water fish and mollusks, seem to have played an important role in human diet (the sea was only few km away in the 3rd millennium and rivers and canals were flowing close to the site). Furthermore mollusk shells have also been used as containers (the so called “cosmetic shells”) as well as raw material for craft activities (e.g., seal production). The taxonomic composition indicates minor differences between the species recovered in the graves and those collected from the residential contexts, in particular daily meals probably included a larger proportion of fish.
4. Why do you think it is important to continue working at Tell Abu Tbeirah?
I believe it is important to continue working at Abu Tbeirah because the site will provide relevant and detailed information, that was so far almost completely missing, about the daily life in Sumer during the 3rd millennium as well as data on funerary rituals and religious beliefs.
5. What did particularly impress you during your collaboration with the Abu Tbeirah Team?
From the scientific point of view I am impressed by the fact that the research approach employed is fully interdisciplinary with the active cooperation of specialists in different areas (excavation, survey, pottery and lithic studies, geology, physical anthropology, archaeobotany, archaeozoology, philology, etc.) who are using modern and up-to-date methods (e.g., aDNA and isotope analyses of human and animal remains, use wear investigations on lithic implements, experimental approach to study pottery manufacture and use).
From a “human” point of view I enjoyed very much the friendly and relaxed atmosphere both during the excavation as well as back here in Rome.
Last but not least, of course, the possibility to live in Ur, only few hundred meters from the Great Ziqqurat was very impressive in itself.
Francesca Alhaique è un archeozoologa e il suo lavoro è quello di studiare i resti animali da siti archeologici; la sua ricerca si estende su diversi periodi cronologici (dal Paleolitico medio al Rinascimento e oltre) e regioni geografiche (Italia, Nord Africa, Medio Oriente). Dopo una Laura Magistrale in Scienze Naturali all’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito un Dottorato di ricerca in Archeologia (Preistoria) presso la stessa Università e un Master in Antropologia (Archeologia) presso la Washington University in St. Louis (USA). Attualmente è docente presso l’Università della Tuscia (Viterbo, Italia) e Research Associate presso la Washington University in St. Louis (USA).
1.Come e quando è iniziata la sua collaborazione con la Missione di Abu Tbeirah?
Nel 2012 Franco d’Agostino e Licia Romano, che erano alla ricerca di qualcuno per analizzare i resti faunistici provienienti da Abu Tbeirah, informati sul mio lavoro da alcuni colleghi hanno deciso di contattarmi. In un primo momento ho accettato di studiare le ossa solo se i campioni venivano portati a Roma, ma nel 2013 alla fine ho deciso di andare in Iraq dove ho analizzato i materiali delle prime tre stagioni di scavo.
2. Durante le cinque campagne di scavo ad Abu Tbeirah sono stati numerosi i reperti faunistici ritrovati?
Il campione faunistico raccolto finora è relativamente grande e proviene sia da contesti residenziali (per lo più i residui di cibo) sia da sepolture umane (corredi funerari e i residui dei banchetti funerari).
3. Che cosa può dirci circa il ritrovamento faunistico proveniente da Abu Tbeirah?
Il ritrovamento faunistico da Abu Tbeirah indica che il maiale e ovicaprini (principalmente pecore) erano le specie che più frequentemente sono state usate come cibo; quest’ultimo taxon è stato sfruttato anche per il latte e la lana. Il bestiame è molto raro e probabilmente non era comunemente consumato, ma piuttosto utilizzato per l’aratura o per tirare i carri. Equidi, sia asino sia emione (cavallo domestico che non apparirà nella regione fino al secondo millennio), sono molto rari, ma la presenza di una sepoltura di asino suggerisce che questa specie probabilmente non ha avuto rilevanza solo sul piano utilitaristico per gli abitanti di Sumer. Resti del cane sono rari, oltre le tracce prodotte dai loro denti rosicchiando le ossa, ma in questo caso ci sono almeno due sepolture, uno di loro eventualmente associata ad una inumazione spostata. I Mammiferi selvatici (cinghiale, gazzella e volpe) appaiono solo sporadicamente, ciò indica che la caccia non ha giocato un ruolo significativo come strategia di approvvigionamento di cibo. Le ossa di alcuni uccelli raccolte finora appartengono ad un singolo individuo di rapace diurno ed è stata identificata solo il carapace di una tartaruga. Al contrario, le risorse acquatiche, sia pesci d’acqua dolce e sia marina e molluschi, sembra che abbiano giocato un ruolo importante nella dieta umana (il mare era solo a pochi km di distanza nel 3 ° millennio e nel sito scorrevano fiumi e e canali ). Inoltre i gusci dei molluschi furono anche utilizzati come contenitori (i cosiddetti “gusci cosmetici”) oltre come materia prima per attività artigianali (ad esempio, per la produzione di sigilli). La composizione tassonomica indica lievi differenze tra le specie recuperate nelle tombe e quelle raccolte dai contesti residenziali, in particolare i pasti giornalieri probabilmente includevano una grande proporzione di pesce.
4. Perché lei ritiene importante continuare a lavorare sul Tell di Abu Tbeirah?
Credo che sia importante continuare a lavorare presso Abu Tbeirah, perché il sito fornirà informazioni pertinenti e dettagliate, che finora sono quasi completamente mancanti, sulla vita quotidiana a Sumer durante il 3 ° millennio, nonché dati su credenze religiose e rituali funerari.
5.Cosa l’ha particolarmente colpita durante la sua collaborazione con il Team di Abu Tbeirah ?
Dal punto di vista scientifico sono impressionata dal fatto che l’approccio di ricerca impiegata è interamente interdisciplinare con l’attiva collaborazione di specialisti in diverse aree (scavo, sondaggio, studi litici e sulle ceramiche, geologia, antropologia fisica, archeobotanica, archeozoologia, filologia, ecc.) che stanno usando metodi moderni ed aggiornati (ad es., aDNA analisi isotopiche di resti umani e animali, indagini sull’usura degli attrezzi litici , approccio sperimentale per studiare la fabbricazione e l’utilizzo di ceramiche).
Da un punto di vista “umano” Ho apprezzato molto l’atmosfera amichevole e rilassata sia in fase di scavo, nonché qui a Roma.
Ultimo ma non meno importante , naturalmente, la possibilità di vivere ad Ur, solo poche centinaia di metri dalla grande Ziqqurat che era molto impressionante di per sé.